Come O.S. dobbiamo premettere che non comprendiamo come spostare in uno stato straniero la gestione dei flussi dei migranti sia una soluzione ad un problema che non solo è sovranazionale ma che investe la distribuzione globale delle ricchezze. Alcuni paesi o addirittura continenti sono sempre più poveri innescando così l’inevitabile esodo verso paesi ritenuti ricchi. Ci fa sempre molta impressione la disperazione di quelle madri che affidano ai barconi i propri bambini nella speranza, che pur con l’altissima probabilità di una tragedia, ritengono che così avranno comunque più possibilità di un futuro migliore.
Pochi giorni fa, le OO.SS, attraverso una semplice “informativa”, sono venute a conoscenza dell’istituzione di “uno speciale Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. i) della legge n. 21 febbraio 2024, n. 14” da collocare in Albania, nello specifico nel porto di Shengjin.
Premesso che la Legge n. 14/2024 in particolare, all’art. 3, comma 1, lett. i), prevede l’istituzione di uno speciale Ufficio di sanità marittima, aerea e di confine presso le aree di cui all’articolo 1, paragrafo 1, lettera c), del Protocollo Italia-Albania per lo svolgimento dei compiti previsti dalle leggi e dai trattati internazionali vigenti in materia di profilassi internazionale e di sanità pubblica, come Sindacato ci siamo posti una serie di quesiti finalizzati alla tutela dei lavoratori che andranno ad occupare questa sede.
Questo perché, ancor prima delle esigenze normative, come sindacato, abbiamo a cuore che i diritti dei lavoratori in essere e futuri, siano garantiti e tutelati.
Primo fra tutti, nello speciale Ufficio denominato USMAF Albania (così denominato senza scherzi ai sensi dell’art. 3, comma 1, lett. i) della legge 21 febbraio 2024, n. 14), quali attività verranno svolte, e soprattutto, quali Regolamenti dovranno far applicare in merito i nostri colleghi, trattandosi di un territorio che non fa parte della Comunità Europea? Non è una iniziativa coperta dal Mae né una missione umanitaria!
Quali responsabilità graveranno sugli stessi derivanti, da quale normativa….italiana, albanese, europea, internazionale?
Quali garanzie logistiche, economiche, di sicurezza, di autonomia, assicurative avranno questi colleghi in un Paese “straniero”? E come verranno scelti?
Ci chiediamo, se la nostra Amministrazione, prima di stipulare accordi e protocolli con Paesi esteri per l’apertura di uffici extraterritoriali, si sia chiesta o sappia in che critiche condizioni di personale gravino i propri uffici periferici presenti sul territorio nazionale, se si è resa conto di non riuscire a riempirli di lavoratori dirigenziali e di comparto validi e competenti per mancanza di concorsi, per la scarsa attrattività economica e di impego professionale, per carenze strutturali e funzionali legate anche alla sicurezza del lavoro.
Chiediamo al Ministro Schillaci un incontro per definire e tutelare tutte le tematiche inerenti i diritti dei lavoratori che saranno impegnati in questo inspiegabile “esodo”, perché prima di pensare ad uffici extranazionali dobbiamo risolvere le gravi emergenze di quelli presenti sul territorio nazionale.
Roma, 5 aprile 2024